La magia del Ragazzo Che è Sopravvissuto

“Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore.”

Albus Silente, Harry Potter e i doni della morte

La prima volta che sono andata a Londra, ho cercato per ore il binario 9 e ¾ alla stazione di King’s Cross. Avevo letto su una di quelle guide che ti svelano le particolarità e le cose strane di una città che in onore di Harry Potter la stazione, in corrispondenza del binario 9, aveva fatto costruire un carrello incastonato nella colonna con la quale gli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts avevano accesso al fantomatico binario 9 e ¾.  Non l’ho trovata e a questo punto non so nemmeno se esita veramente. Ma cosa cercavo? La solita occasione da turista di scattare una foto e mostrarla al mio ritorno? No, cercavo un accesso, la possibilità di entrare davvero in contatto con il meraviglioso mondo creato da J. K. Rowling, perchè i libri ormai non mi bastavano più. Avevo davvero bisogno di  una prova tangibile della sua esistenza perchè il mondo di Harry Potter ti rapisce e ti fagocita a tal punto che chi vi entra non è più in grado poi di uscirne, di distinguere la realtà dall’immaginazione, di riconoscere ciò che davvero è successo da ciò che invece è solo frutto dell’incredibile penna della sua creatrice. Forse questo è dovuto anche al fatto che nei sette libri l’autrice tocca e richiama continuamente fatti storici accaduti realmente, vicende che si ripetono e situazioni tipiche che quasi tutti i paesi del mondo hanno dovuto affrontare almeno una volta. E’ per questo che insisto nel dire che la saga del maghetto più famoso dell’universo non è solo un libro per ragazzi ma che andrebbe letto da tutti, a tutte le età. Non sono solo i bambini ad avere bisogno di un po’ di magia, per vivere. La mia dose di magia l’ho avuta l’altra sera, unita ad un’abbondante dose di tristezza, andando a vedere l’ultimo, meraviglioso capitolo della saga, Harry Potter e i doni della morte, parte 2 – Tutto finisce.

Eh sì, è finito e finendo ha portato con sè tutti i miei sogni, i miei piccoli momenti durante i quali non pensavo a nulla, la vita reale lasciava il posto a Diagon Alley e a tutto ciò che di più magico sia mai stato creato. L’ultimo episodio comunque della saga va visto perchè credo sia una vera e propria antologia, il regista David Yates evidentemente ha voluto inserire tutti i momenti più belli, i personaggi storici, le situazioni mitiche che in tutti questi anni Harry ci ha fatto vivere. E allora ecco che il ritorno ad Hogwarts diventa occasione per ritrovare i compagni di avventura più fedeli, per rivivere le avventure nella camera dei segreti, nella stanza delle necessità o nello studio di Silente. Il momento che ha preceduto lo scontro con Voldemort nella foresta invece, è diventato per Harry una riunione familiare con tanto di apparizione del padrino Sirius Black, il mio personaggio preferito (oltre che uno splendido Gary Oldman), uno dei momenti più commoventi forse di tutto il film, dove vengono per un attimo fatte anche riflessioni cosmiche sulla morte e su ciò che essa rappresenta (ecco perchè mi ostino a dire che non è solo un libro per ragazzi). Commovente ma ancor più struggente l’epilogo di Severus Piton, fino all’ultimo ambiguo nella sua posizione ma tenero e coraggioso, forse il personaggio meglio costruito di tutta la storia e forse un autentico concentrato di lealtà: verso Silente e quindi verso Hogwarts e il mondo magico in generale, verso l’amore che ha provato per tutta la vita nei confronti della madre di Harry, e quindi verso Harry, che ha sempre difeso e che gli ha sempre permesso di ricordare Lily, attraverso i suoi occhi. Un richiamo alla storia anche la vicenda della famiglia Malfoy che rappresentano in questo caso i vigliacchi, che prima giurano fedeltà al malvagio per poi scappare durante la battaglia. Se ci pensate, non ricorda vagamente la storia italiana durante la seconda guerra mondiale e la fuga dei nostri reali? Nonostante ciò, devo dire che il personaggio di Draco è splendido, in questa veste ultra british post-punk, bellissimo e  tormentato dalla sua eterna rivalità con Harry e dalla sua insicurezza, consapevole di non essere all’altezza del Prescelto.

Il film nel complesso è dinamico, appassionante, ben costruito e ben musicato (davvero indimenticabile la colonna sonora di Alexander Desplat, che avevo già notato per le sue tonalità toccanti in New Moon), in questa altalenanza di battaglie e momenti di tenerezza, commovente ma sempre condito da un tocco di allegria e freschezza adolescenziale, incarnata soprattutto dalla tanto agognata dichiarazione d’amore tra Ron ed Hermione, innamorati sin dal primo incontro. Sono esempi di integrità, Harry e i suoi amici, di maturità e di incredibile audacia, di un coraggio mai visto e di valori. Il finale che ho tanto atteso si è concratizzato nella scena finale, alla stazione di King’s Cross, dove Harry, Ron, Hermione e Ginny accompagnano i rispettivi figli all’espresso per Hogwarts, per iniziare la loro avventura da maghi e streghe. Anche l’amore, quindi è trattato in questi libri: la loro serietà è dimostrata anche nella scelta di vivere per sempre con la compagna o il compagno conosciuto a scuola e che ha quindi rappresentato da subito il vero amore. Anche in questo, i maghi dimostrano una maturità che noi babbani, purtroppo, sembriamo aver dimenticato.

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